Linate, undici anni dalla strage

Il Sindaco alla messa di commemorazione nella Basilica di S. Ambrogio. Mariani: «Non dimenticare è un obbligo morale»
(WT – Seregno, 11 ott.) Sono passati undici anni da quell’otto ottobre 2001 quando, sulla pista dell’aeroporto di Linate, persero la vita 118 persone. Alle 8.20 un volo della fu aveva centrato un Cessna privato tedesco. Alle 8.20 un volo della compagnia aerea scandinava SAS, diretto a Copenaghen si scontrò con un Cessna privato tedesco, entrato erroneamente in pista a causa della fitta nebbia.
Tra le vittime anche un seregnese, Mauro Vergani, residente al quartiere Dosso, manager nel settore della meccanica che, a soli 39 anni, lasciò la moglie e i due figli di 1 e 5 anni. E per ricordare Mauro Vergani e le altre vittime della strage il Sindaco Giacinto Mariani lunedì ha partecipato alla messa nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
«I familiari delle vittime di Linate sono un esempio per tutti noi, ha dichiarato Giacinto Mariani. Dal loro dolore, infatti, hanno saputo trarre la forza per combattere affinché ciò che è accaduto la mattina dell’8 ottobre 2001 non si ripeta. Il loro impegno ha fatto si che in Italia, a undici anni dal più grave disastro nella storia della nostra aviazione civile, ci sia più sicurezza nei voli».
Mariani, che durante la funzione ha letto, insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni, alcuni dei nomi delle 118 vittime, ha puntato l’attenzione sul tema del ricordo: «Le istituzioni devono aiutare la “Fondazione 8 ottobre” e il suo presidente, Paolo Pettinaroli, a ricordare le persone che hanno perso la vita sulla pista dell’aeroporto di Linate. Non dimenticare è un obbligo morale».
Con questo obiettivo il 18 giugno 2006 Giacinto Mariani e Paolo Pettinaroli inaugurarono piazza «Linate – 8 ottobre 2001, per non dimenticare» (oggi sede del mercato) e il 22 marzo 2007 sul palco del Teatro San Rocco fu portata la pièce teatrale «Linate 8 ottobre 2001: la strage», un monologo dell’attore Giulio Cavalli, una rigorosa inchiesta documentata scritta da Fabrizio Tummolillo, giornalista del «Cittadino» di Lodi.