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La storia a Seregno

By redazione
29 Maggio 2014
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Franco Cardini

Franco Cardini ci scrive una lettera e parla della storia, «una storia fatta di problemi veri, di gente viva che ha vissuto, ha lavorato, ha amato, ha mangiato e bevuto, talvolta ha commesso delle autentiche porcate ma, spesso, ha realizzato invece delle gran belle cose»

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera del professor Franco Cardini, il più importante studioso di storia medievale nel nostro Paese, su «Voci della Storia», il festival storico letterario che si svolgerà dal 5 all’8 giugno nelle piazze del centro storico si Seregno. Festival di cui Franco Cardini è presidente onorario.

La storia. Anzi, la Storia. Con la Maiuscola. Historia Magistra Vitae. La storia che insegna, la storia che assolve e che condanna, la lezione della storia, il senso della storia, la ragione della storia. Le belle frasi storiche. Passare alla storia. Studiare la storia. La storia ch’è sempre storia contemporanea. La storia-che-non-si-scrive-con-i-se-e-i-ma.

La storia. Macchebbarba-chennoia-chennoia-chebbarba. Tutti quei nomi, quelle date, quei re, quella battaglie. E poi non serve a nulla. Non solo non insegna un bel niente, ma avrebbe lei qualcosa da imparare. O magari sì, in fondo qualcosa insegnerebbe: solo che non sta a sentirla nessuno.

Bene: proviamola nuova. A Seregno è tutta un’altra storia. Via i manuali, abbasso la storia uggiosa e pedante, via la storia retorica e paludata. Un’altra storia è possibile: e noi ve lo dimostriamo. Noialtri: un gruppo assortito di uomini e donne, d’insegnanti, di studenti, di librai, di professionisti, di lavoratori, di precari, di disoccupati, di gente che vuol divertirsi imparando (e imparar divertendosi): e magari di “volontari”, di gente qualunque; ebbene sì, perfino di casalinghe di Seregno, che son tutt’altra cosa delle casalinghe di Voghera.

La storia di cui si parla a Seregno, nelle sale di conferenza e nelle biblioteche ma anche per strada e magari al bar o in birreria, non è quella dei manuali scolastici né quella dei libri scritti da vendifumo che promettono di svelarci il Mistero del Graal o il Segreto dei Templari.

Anzitutto non è una storia di eroi, di date e di battaglie, bensì una storia fatta di problemi veri, di gente viva che ha vissuto, ha lavorato, ha amato, ha mangiato e bevuto, talvolta ha commesso delle autentiche porcate ma, spesso, ha realizzato invece delle gran belle cose. Gente che a volte ha fatto anche non solo l’amore bensì anche la guerra, perché quando si vive succede anche questo. Gente che magari ha provato a fregare il prossimo e ora ce l’ha fatta, ora no. E noi vogliamo sapere che cos’è successo dove e quando e perché, vicino o lontano e magari lontanissimo (ormai, nel XXI secolo, nulla è più lontanissimo). E vogliamo chiederci se le cose sarebbero anche potute andare altrimenti (…hai visto mai…); e ci preme capire in che senso e in che misura il passato ha condizionato il nostro presente e renderci conto se davvero capire il passato in funzione del presente può servir a costruire un futuro migliore. E c’interessa anche la storia che non si vede e che nessuno ricorda, quella che si cerca di nascondere ( spesso riuscendoci) e quella della gente che non ce l’ha mai avuta e non l’ha mai fatta: perché non è vero, la storia ce l’abbiamo tutti, l’abbiamo fatta tutti. E’ roba nostra. E’ la nostra vita. Siamo noi.
Non vogliamo far lezione a nessuno, né andar a lezione da nessuno. Che la nostra storia sia “scientifica” o “divulgativa” non c’interessa saperlo, perché queste di solito sono etichette arbitrarie, un po’ come nella fiaba dei vestiti dell’imperatore che poi invece era nudo.

Vogliamo discutere e anche divertirci. Non vogliamo né Tabù, né Mostri Sacri. Le verità stabilite una volta per tutte non c’interessano, la retorica della storia travestita da monumento non ci riguarda. Il nostro primo principio è che se una storia è noiosa non vogliamo ascoltarla, se una storia c’insegna di nuovo quel che sappiamo dalle elementari non sappiamo che farcene, se una storia non è chiara significa che chi ce la sta raccontando ci nasconde qualcosa o non conosce il suo mestiere. La storia fatta di documenti, quella dei musei degli archivi e delle biblioteche, la veneriamo ma non tutti la capiamo, quindi non ci convince e non ci soddisfa e sfidiamo gli specialisti a esporcela in modo da farcela non solo capire, ma anche piacere. Tantomeno ci piace la storia che si vede il TV o che circola on line, a parte qualche eccezione. La storia non è storia se non odora di carne umana: e noi siamo tutti un po’ orchi: quell’odore ci piace.

A Seregno, tutta un’altra Storia.

Franco Cardini
Presidente onorario del Comitato organizzatore «Voci della Storia»

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