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Home›News›Scuole, “tour” tra i beni confiscati

Scuole, “tour” tra i beni confiscati

By redazione
17 Marzo 2015
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L’Istituto «Primo Levi» capofila del progetto «Corruzione e criminalità organizzata: azioni contro l’illegalità». Giacinto Mariani: «Questi immobili sono il simbolo fisico della lotta alla mafia»

(WT – Seregno, 17 mar.) «I beni confiscati alla mafia sono il simbolo fisico, concreto della lotta alla criminalità organizzata. Rappresentano l’argine contro l’illegalità. Per questo è importante che i giovani li conoscano, possano entrarci, toccare le pareti, le porte, le finestre». Con queste parole il sindaco Giacinto Mariani ha presentato il progetto «Corruzione e criminalità organizzata: azioni contro l’illegalità» con l’Istituto «Primo Levi» capofila e cinque scuole coinvolte: le scuole medie «Don Milani», «Manzoni» e «Mercalli» di Seregno, l’Istituto Superiore Statale «Leonardo Da Vinci» di Carate Brianza e l’Istituto di Istruzione Superiore Statale «Luigi Castiglioni» di Limbiate.

Dagli appartamenti alle ville, dai garage ai terreni, fino alle aziende. Strumenti per riciclare il denaro proveniente da spaccio di droga, estorsioni, usura, beni «sporchi» sequestrati grazie alle operazioni contro l’infiltrazione della criminalità organizzata in Brianza e «ripuliti» dai Comuni e dalle associazioni che li hanno destinati ad attività sociali e di volontariato.

L’associazione «Libera», partner del progetto, tra aprile e maggio porterà gli studenti a visitare due beni confiscati alla mafia: a Desio, dove l’Amministrazione comunale ha aperto un centro per malati psichici dedicato a Pio La Torre, il parlamentare del PCI ucciso dalla mafia nel 1982, promotore, insieme al democristiano Virgigno Rognoni della prima legge per il sequestro dei beni alla malavita, e a Gaggiano, dove c’è il «Bosco dei cento passi» con gli alberi che portano il nome di chi ha perso la vita nella lotta contro la criminalità organizzata.

«Gli studenti, in classe, studieranno la storia degli immobili – spiega Rita Troani, dirigente scolastico dell’Istituto “Levi” – e faranno da “guide” agli altri compagni di viaggio, in una logica peer to peer. La forza di questo progetto è la capacità di andare oltre il mero sviluppo teorico per poter toccare con mano cos’è, nel nostro territorio, la mafia».

Le visite saranno divise in due parti: un momento teorico sul percorso legislativo che ha portato all’utilizzo dei beni confiscati e una parte pratica dove gli studenti vedranno come sono utilizzati i beni confiscati. Gli studenti coinvolti sono del terzo e quarto anno delle scuole superiori e del secondo anno delle scuole medie.

«Ci auguriamo – ha dichiarato Valerio D’Ippolito dell’associazione “Libera” – che questa esperienza possa essere solo l’inizio di un percorso lungo e costante nel quale scuola, istituzioni e società civile possano camminare insieme per contrastare efficacemente l’espansione del fenomeno mafioso anche nel nostro territorio».

Secondo i dati dell’«Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata», in provincia di Monza e Brianza sono 51 confische. In Lombardia sono 1.186 immobili sottratti alle mafie.

«La legalità come responsabilità del singolo davanti alla società. È questo il senso del progetto, spiega l’assessore alle Politiche educative, scolastiche e dell’infanzia Ilaria Anna Cerqua. L’infiltrazione mafiosa nel nostro territorio è una situazione che ci preoccupa. Il numero di beni confiscati dimostra che la mafia è un problema che ci riguarda. Parlarne è il modo migliore per combattere la criminalità, una realtà oscura che si nutre di silenzio e omertà. Educare alla legalità è il primo passo per iniziare a cambiare il mondo».

Sabato 23 maggio, infine, giorno della strage di capaci, gli studenti pianteranno una quercia all’interno del Parco «Falcone Borsellino» di Seregno.

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