Le “Ricostruzioni” di Paolo Schiavocampo

Dalla stoffa e dalla carta al cemento: la Galleria «Mariani» ospita le opere dell’artista siciliano
(WT – Seregno, 19 nov.) Dal formale all’informale: il percorso artistico di Paolo Schiavocampo, classe 1924, ha attraversato diverse correnti e approda, ora, in Galleria civica «Ezio Mariani» (via Cavour, 26) con la personale «Ricostruzioni» che sarà inaugurata sabato 28 novembre alle ore 17.
In mostra opere dell’ultimo decennio delle serie «Arazzi» e «Cementi», realizzate con materiali diversi, stoffa, carta e cemento con pigmenti policroni.
«La figurazione – spiega il curatore Franco Cajani – si trasla e trasfigura con la potenza del colore di taches cromatiche che dominano l’intera composizione. I suoi cementi sembrano sinopie strappate da antichi muri e i residui di ferro ne fanno marginale struttura in una intimità lirica».
Un’amicizia quella tra Schiavocampo e Cajani nata a metà degli anni Settanta in un piccolo capannone di proprietà del corniciaio collezionista Luigi Crippa alla periferia di Arcore. Una sorta di «studio collettivo» che ospitava anche lo scultore Pino Spagnulo, già Premio «Seregno-Brianza» di scultura nel 1974 con l’opera «Studio per bandiera» e l’artista Nanni Valentini.
Nato a Palermo nel 1924, Paolo Schiavocampo, una delle voci più importanti della scultura contemporanea, si è trasferito nel 1948 a Milano dove vive e lavora. Studia Architettura a Roma e a Milano, poi, arte all’Accademia di Venezia, alla Scuola di Pittura di Guido Cadorin, e all’Accademia di Brera a Milano con Giacomo Manzù.
Il suo esordio risale al 1950 a Roma alla «Mostra Nazionale della Giovane Pittura Italiana». Inizia così un percorso, lungo e intenso, che evolve dall’adesione poetica al realismo esistenziale degli anni Cinquanta sino all’espressione informale e che lo porta a lavorare anche all’estero, a New York nel 1964 e in Germania alla fine degli anni Novanta.
Dalla forte partecipazione intellettuale al fermento innovatore degli anni Sessanta e Settanta, con i «colleghi» Salvatore Scarpitta e Giuseppe Spagnulo, Schiavocampo a partire dagli anni Ottanta si isola nel lavoro.
È la terza volta che Schiavocampo espone a Seregno. La prima nel 1975 quando, nella mostra «Forme nuove per una città nuova/Sculture all’aperto», espose due opere di grandi dimensioni in poliestere e ferro dal titolo «Albatros» e «Concetto plastico».
L’ano successivo, nel 1976, l’artista palermitano è tra i protagonisti della rassegna «Impressioni visive = versi + immagini», promossa nell’ambito del Premio Internazionale «Seregno-Brianza» di poesia, con un’opera su un frammento da «Connubio d’idee» di Franco Cajani, edito nel 1971. Un disegno che riproduceva le scomposizioni geometriche che l’artista svilupperà nei «blocchi di elissoidi» di travertino siciliano usato per la monumentale opera «Agorà» a Gibellina.
La mostra potrà essere visitata fino a domenica 13 dicembre nei seguenti orari: dal lunedì alla domenica dalle 16 alle 19.
Informazioni: Servizio cultura (Tel: 0362263.311 – 541 Fax: 0362/222.914 – email: info.cultura@seregno.info).