Una storia come tante

Il «Giorno della Memoria». Venerdì 27 gennaio l’Ammainabandiera e l’omaggio alla famiglia Gani per il «Giorno della Memoria». Edoardo Mazza: «Una data simbolo per ricordarci quanto sia stata terribile, drammatica e violenta la persecuzione razziale nazista, anche in Brianza»
(WT – Seregno, 25 gen.) «La storia della famiglia Gani è il racconto di una storia come tante tra il 1944 e il 1945. Una storia che dà la misura di quanto sia stata terribile, drammatica e violenta la persecuzione razziale nazista, anche in Brianza». Così il sindaco Edoardo Mazza presenta il «Giorno della Memoria», la ricorrenza istituita in Italia sedici anni fa per ricordare l’Olocausto.
Venerdì 27 gennaio alle ore 11, in via Umberto I, di fronte al palazzo municipale, si svolgerà l’Ammainabandiera sulle note del Silenzio, mentre alle ore 11.30 alla Ca’ Bianca in via Trabattoni 81, sarà deposta una corona alla lapide in ricordo della famiglia Gani.
«Il 27 gennaio, la “data – simbolo”, il giorno dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz settantadue anni fa, sarà l’occasione per ricordare Giuseppe, Speranza, Regina, Ester e Alberto: i cinque componenti della famiglia Gani vittime della follia nazista», dichiara il sindaco.
Nell’estate del 1944, quando furono deportati, Giuseppe e Speranza erano due giovani genitori di origini ebraiche con tre figli: Regina ed Ester, di 17 e 15 anni, Alberto di 9. Alla fine del mese di agosto, un mattino, un gruppo di fascisti guidati da un tedesco irruppe nella loro abitazione alla Ca’ Bianca, di fronte all’ospedale. Incarcerati in via Carlini, nell’ex caserma dei Carabinieri, furono mandati prima a San Vittore, poi a Bolzano-Gries da dove, il 24 ottobre, partirono alla volta di Auschwitz. Dopo quattro giorni di viaggio arrivano nel lager la notte del 28 ottobre. In una scena da incubo, fra guardie che urlavano, i cani che abbaiavano e i fari puntati sul treno, i prigionieri furono fatti scendere dai vagoni piombati. Ad aspettarli, sui binari, Josef Mengele. Giuseppe, Speranza e il piccolo Alberto non passarono la selezione e furono uccisi in una delle camere a gas del campo il giorno stesso del loro arrivo. Ester e Regina, invece, furono fra le 59 persone che superarono l’«esame» di Mengele. Da Auschwitz finirono nel lager di Bergen Belsen e dopo l’11 febbraio 1945, data dell’ultimo avvistamento da parte di un testimone, non se ne seppe più nulla.