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Il «capitalismo umanistico» di Brunello Cucinelli

By redazione
18 Aprile 2017
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Brunello Cucinelli (foto tratta da «25 Aprile. 1947 - 2017: 70° anniversario. La Costituzione resiste»)

Martedì 25 aprile presso «L’Auditorium».  Il «Premio 25 Aprile 2017» sarà assegnato all’imprenditore del cashmere, capace di far convivere impresa e dignità del lavoro

Il 4 marzo 1947 l’Assemblea Costituente inizia la discussione generale del progetto di Costituzione. Il 22 marzo, nel pomeriggio, quando arriva in discussione l’art. 1, Fanfani e Moro presentano l’emendamento poi approvato: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro».

Oggi, settant‘anni dopo, con una disoccupazione che sfiora il 12 per cento, il lavoro è la vera emergenza del Paese, la questione al centro dell’agenda di tutti gli attori politici.

C’è però un modello aziendale che è stato capace di far convivere impresa e lavoro, mettendo il lavoratore al centro del processo produttivo. È il «capitalismo umanistico», come lo ha definito lui stesso. Lo ha «inventato» Brunello Cucinelli, l’imprenditore 64enne che più di 35 anni fa ha fondato l’azienda produttrice di capi in cashmere che porta il suo nome.

A lui, martedì 25 aprile alle 10.40 presso «L’Auditorium» (piazza Risorgimento), sarà consegnato il «Premio 25 Aprile 2017» promosso dall’Amministrazione comunale e dal «Comitato Unitario Antifascista per la difesa delle Istituzioni Repubblicane».

Nel 1978 Brunello Cucinelli fonda una piccola impresa e stupisce il mercato con l’idea di colorare il cashmere. Inizia così la sua carriera di imprenditore con un grande sogno, quello di «lavorare per la dignità morale ed economica dell’essere umano». Questo aspetto è decisivo per capire il successo della sua impresa, che Cucinelli non vede solo come produttrice di ricchezza, ma come ambito di azione per sviluppare e incrementare il sogno di un capitalismo che metta al centro l’uomo.

Nel 1982, dopo il matrimonio con Federica Benda, Cucinelli trasferisce la sua azienda a Solomeo, piccolo borgo umbro in provincia di Perugia, che diventa il grande laboratorio dei successi di imprenditore e di moderno mecenate.

Nel 1985 acquista il Castello diroccato del XIV Secolo del borgo e ne fa la sede dell’azienda. Nel 2000 trasferisce la produzione un opificio ai piedi del borgo di Solomeo. Il «Foro delle Arti», con l’annessa Biblioteca Aureliana, il Ginnasio, l’anfiteatro e il Teatro, vengono inaugurati nel 2008 e diventano il «cuore» della cultura e dell’arte del piccolo borgo umbro.

Dall’esperienza del «Foro delle Arti», formato da maestri artigiani umbri, nasce l’idea della «Scuola di Solomeo di Arti e Mestieri», che nasce nel 2013. Lo sguardo al futuro di Cucinelli guarda all’artigianato come un «valore» da conservare e tramandare, e la scuola è il laboratorio dove quest’aspirazione si trasforma in realtà.

«La bellezza salverà il mondo», afferma il principe Miškin nell’«Idiota» di Dostoevskij. Nel 2014 la «Fondazione Brunello e Federica Cucinelli» prende in prestito l’idea dello scrittore russo e presenta il «Progetto per la Bellezza» che realizza tre immensi parchi nella valle ai piedi del borgo di Solomeo, il «Parco agrario», il «Parco dell’Oratorio Laico» e il «Parco dell’industria», recuperando parte del terreno già occupato da vecchi opifici in disuso.

Iniziative e progetti che spingono il «New Yorker», l’importante periodico statunitense in edicola dal 1925, ad occuparsi del «caso Cucinelli». Rebecca Mead definisce Brunello Cucinelli «The Pince of Solomeo» e dedica un lungo reportage alla sua «cashmere utopia».

Oggi la «Brunello Cucinelli» ha 1.300 dipendenti interni e un indotto di circa 3.500 collaboratori esterni. Non ci sono cartellini da timbrare in entrata e in uscita. L’orario di lavoro è dalle 8 alle 17.30 con una importante pausa pranzo. Non si può lavorare oltre l’orario di chiusura.

Brunello Cucinelli ha ricevuto un numero straordinario di riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo «capitalismo umanistico», ma tra tanti, quelli che rispecchiano meglio la sua dimensione umana sono la nomina a «Cavaliere del Lavoro», consegnatagli dal Presidente della Repubblica e la Laura ad honorem in filosofia ed etica nei rapporti umani dell’Università degli Studi di Perugia.

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